Introduzione

La sessualità è parte importante della qualità della vita della coppia e le disfunzioni sessuali possono rappresentare un problema psicologico, clinico e sociale.
La conoscenza approfondita del paziente, il rapporto di confidenza con lui e la continuità di rapporto nel tempo, porrebbero in realtà il medico di famiglia in una condizione ideale per l’individuazione delle disfunzioni sessuali del paziente e della coppia. Di fatto, invece, proprio le resistenze emotive a parlare con qualcuno che si conosce rappresentano l’ostacolo più duro da superare e il paziente preferisce recarsi dallo specialista, urologo o andrologo.
L’inquadramento della malattia consisterà prima di tutto nell’analisi del proprio vissuto sessuale, delle proprie abitudini e delle eventuali malattie presenti precedentemente alla comparsa della disfunzione erettile.


Epidemiologia ed eziologia della Disfunzione Erettile (DE)

La Disfunzione Erettile (DE) colpisce più di 100 milioni di uomini nel mondo e 35 milioni in Europa che nella maggior parte non richiedono esplicitamente una terapia in quanto condizionate nella loro sessualità da situazioni emotive e psicologiche che non hanno nulla a che fare con patologie organiche.
In altri casi si tratta di pazienti che sono affetti da patologie comuni per cui assumono farmaci che possono influenzare le prestazioni sessuali. Sono, ad esempio, i pazienti portatori di patologie frequenti quali l’ipertensione ed il diabete mellito, ma anche di patologie di più rara comparsa quali l’insufficienza renale cronica o la sclerosi multipla. Per questo motivo i dati sulla DE in Italia collocano il problema – in termini di prevalenza – tra quelli di più frequente riscontro, a fronte di una richiesta trascurabile di intervento da parte dei pazienti.
D’altra parte la DE non è di per sé una patologia “grave” ma il suo impatto sulla qualità della vita risulta estremamente rilevante, andando ad incidere anche sulle relazioni familiari e interpersonali.
Il 12,8% degli uomini intervistati nel corso dell’indagine epidemiologica italiana (1) ha riferito di avere una qualche forma di DE e, di questi, il 30% di tipo completo. La prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età: dal 1,7% nella fascia di età dai 20 ai 39 anni fino al 48% nei soggetti sopra i 70 anni (Tab. I).




Parazzini F, Menchini Fabris F, Bortolotti A, Calabrò A, Chatenoud L, Colli E,
Landoni M, Lavezzari M, Turchi P, Sessa A, Mirone V.

Frequency and determinants of erectile dysfunction in Italy. Eur Urol 2000;37:43-49.


Alla fine, però, come viene definita scientificamente la DE?


La sua definizione migliore è: “una costante o ricorrente incapacità a raggiungere o mantenere un’erezione adeguata per portare a termine un rapporto sessuale”.
Le cause di questa incapacità sono numerose. Abbiamo accennato alle malattie comuni quali l’ipertensione, che sclerotizza la microvascolarizzazione del pene rendendo impossibile una corretta vasodilatazione, e il diabete, che altera la sensibilità periferica peniena. Inoltre le stesse terapie antiipertensive aggravano la DE, in particolare i farmaci calcio-antagonisti.
Esistono poi numerose patologie neurologiche (acquisite o congenite) che, così come i traumi del bacino e della colonna vertebrale, causano un’interruzione della conduzione nervosa e dunque un’incapacità ad avere erezioni.
In modo simile, la DE può manifestarsi come complicanza della chirurgia pelvica (asportazione radicale dei tumori del colon-retto, della prostata e della vescica) per danneggiamento dei fasci nervosi che consentono l’erezione.
La malattia di La Peyronie e l’incurvamento congenito del pene rappresentano, poi, due condizioni morbosi che di per sé non impediscono l’erezione, ma, rendendo difficoltoso e doloroso il rapporto sessuale, possono condurre ad una DE psicogena; nei casi più gravi, invece, possono essere proprio causa di una insufficiente erezione.
Un’ultima causa sono tutte le patologie psichiatriche che interferiscono sulla sfera emotiva dell’individuo e, di conseguenza, le loro terapie farmacologiche.
Numerosi studi negli ultimi anni hanno messo in correlazione il fumo di sigaretta con la DE. Sembrerebbe infatti accertato che tale abitudine aumenti il rischio di DE in quanto rappresenta un insulto vasocostrittore  persistente al microcircolo penieno; ma non basta: il 30% dei pazienti fumatori rischiano un infarto miocardio entro 3 anni dalla comparsa della DE.




Figura a sinistra: descrizione schematica del complesso microcircolo penieno alla base di numerose cause di DE.
Figura a destra: corpi cavernosi nella IPP
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