Come introdotto nel capitolo "Che cosa è la vescica", esitono una serie di malattie che possono coinvolgere questo organo. Tra tutte, la vescica neurologica.
 

Come si risolvono i problemi della vescica neurologica?


È ovvio che le terapie disponibili siano diverse:
cateterismo ad intermittenza (o autocateterismo),
in cui il paziente (con vescica areflessica, che cioè non si contrae e non si svuota) provvede da solo all ’inserimento, più volte al giorno, di un sottilissimo catetere (3-4 millimetri di diametro) fatto apposta per questo scopo, eliminando il ristagno vescicale e tutti i pericoli ad esso legati (infezioni urinarie e sistemiche, insufficienza renale, etc,);

cateterismo permanente,
che rappresenta la soluzione meno felice, poiché il catetere rappresenta un formidabile veicolo di infezioni urinarie , se lasciato in sede ed è attualmente riservato a pazienti con ridotta prospettiva di vita, o con problematiche molto particolari;

terapia farmacologica,
con significato peraltro limitato a pochi e specifici tipi di problema (soprattutto l’incontinenza da contrazione involontaria della vescica);

terapia chirurgica classica,
(sfinterotomia, derivazione urinaria, tecniche di ampliamento della vescica con tessuti diversi) per i casi in cui la vescica non si vuol far riempire o, riempiendosi, non si svuota;

moderna chirurgia protesica,
che consiste nella applicazione di apparecchi detti “neuromodulatori” direttamente a contatto con le fibre nervose che fuoriescono dal midollo spinale (è un concetto simile a quello del pace maker cardiaco) che rappresenta probabilmente il futuro prossimo nel trattamento di queste problematiche, in quanto permette di risolvere contemporaneamente i problemi di riempimento e di svuotamento della vescica, laddove essi siano presenti associati, permettendo altres ì di modulare l’attività degli sfinteri se è presente una dissinergia.

 

A chi rivolgersi per avere consigli?


È anche ovvio che, vista la complessità tecnica del problema, la scelta della soluzione più opportuna debba essere affidata ad uno Specialista che abbia familiarit à con questi temi, anche perchè tutte le terapie descritte non sono scevre da complicanze o rischi e, non ultimo, si somministrano a pazienti spesso già provati notevolmente da un punto di vista psicologico (si pensi ad un paziente portatore di handicap per lesioni midollari), che vivono già dolorosamente ogni aspetto della propria esistenza quotidiana, anche il più banale, come fare la pipì e sono quindi anche più sensibili di altri al “fallimento terapeutico”.

Esiste oggi la possibilità per questi pazienti, di rivolgersi a Specialisti Urologi e Neurologi, presso Centri Specializzati, per trovare la soluzione più adatta per risolvere (ovivere dignitosamente) il proprio problema, ma spesso, quello che manca è una corretta informazione che finisce spesso per trasformarsi in rassegnazione a vivere in maniera frustrante la propria condizione di handicap.

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