CONOSCERLO PER FARE DIAGNOSI PRECOCE E GUARIRE

QUANTE SONO LE POSSIBILITA’ DI AMMALARSI DI CaP?
Il cancro della prostata (CaP) è la più frequente neoplasia maligna del maschio nei paesi industrializzati a elevato sviluppo socio-economico. Rappresenta il 20% di tutti i tumori del maschio. In Italia vengono fatte ogni anno circa 45.000 nuove diagnosi di CaP. L’età è il principale fattore di rischio per il CaP, la possibilità di ammalarsi prima dei 40 anni è rara ma aumenta sensibilmente dopo i 50 anni. A 60 anni l’incidenza del CaP è del 10% arrivando al 38% oltre i 70 anni. Questi numeri portarono il prof. Veronesi, quando era ministro della sanità, a inserire il CaP tra i 4 “big killer” (polmone, mammella, colon e prostata) su cui concentrare buona parte delle risorse destinate alla prevenzione del piano sanitario nazionale.

ESISITONO CONDIZIONI CHE FAVORISCONO L’INSORGENZA DEL CAP?
A oggi non si hanno ancora certezze assolute sulla genesi del CaP ma la genetica sta facendo progressi straordinari e molto presto ci aiuterà a comprendere con precisione la genesi del CaP. La familiarità rappresenta con certezza un importante fattore di rischio per l’insorgenza mentre ambiente e dieta sono importanti fattori di stimolo sulla progressione del CaP. La comparsa del CaP e la sua evoluzione sono quindi dovute a fattori intrinseci su base genetica in parte stimolati da fattori estrinseci di natura ambientale (dietetica, comportamentale, occupazionale, climatica).

IL CaP SI MANIFESTA E PROGREDISCE SEMPRE ALLO STESSO MODO?
No esistono forme asintomatiche, latenti, a scarsa evoluzione (il paziente muore per altre malattie), esistono forme sintomatiche, più o meno rapidamente evolutive, maligne, metastatizzanti (il paziente muore per la progressione del tumore), esistono forme a comportamento intermedio. La variabilità clinica, sintomatologica e prognostica, è una caratteristica peculiare del CaP.

ALIMENTAZIONE & CaP
Una dieta di tipo orientale/mediterranea, ipocalorica, povera di grassi animali e di lipidi, ricca di carboidrati, vitamine antiossidanti (A, C, D, E) è indubbiamente un importante protezione nei confronti del CaP. Al contrario diete ricche di grassi animali (carni rosse, burro, strutto) e povere di carboidrati e grassi monoinsaturi hanno un effetto favorente sulla crescita del CaP. L’incidenza del CaP è massima nel nord america (400 casi/100.000 abitani USA neri - 270/100.000 USA bianchi) e minima nei paesi asiatici con consumo prevalente di pesce, soia, tè, verdure (12 casi/100.000 abitanti Giappone). Ma uno studio su giapponesi di 3° generazione trasferiti sulla costa pacifica USA ha dimostrato il loro progressivo allineamento con l’incidenza CaP della popolazione USA confermando il ruolo protettivo della dieta.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE FAVORISCONO LA PROGRESSIONE DEL CaP
Apporto calorico & grassi: statisticamente esiste una relazione specifica tra CaP e assunzione calorica. Diversi studi hanno confermato tale relazione considerando l’obesità come un fattore di rischio del CaP. L’indice di massa corporea (BMI) correla il peso all’altezza ed è considerato una misura dell’obesità, si calcola dividendo il peso del soggetto espresso in Kg per la supeficie corporea in mq. Gli uomini con BMI superiore a 26 Kg/mq (valore normale 20-25 Kg/mq) presentano un significativo aumento di incidenza del CaP. Studi epidemiologici hanno confermato la correlazione tra assunzione di grassi animali (in particolare grassi saturi) e incidenza del CaP. E’ consigliata una dieta in cui i grassi non rappresentino più del 20% dell’apporto calorico totale. Esiste una correlazione tra aumentata incidenza e crescita del CaP e l’assunzione di grassi saturi animali, al contrario la “dieta mediterranea” ricca di lipidi ma con minimo contenuto di grassi animali e costante uso di olio di oliva ad elevato contenuto di grassi monoinsaturi sembra avere un ruolo protettivo nei confronti del CaP.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE INIBISCONO LA PROGRESSIONE DEL CaP

  • Proteine della soia – fitoestrogeni: la bassa incidenza del CaP nelle popolazioni asiatiche e della costa del Pacifico ha indotto una ricerca sulle abitudini alimentari e in particolare circa l’effetto determinato dall’assunzione delle proteine della soia sulla incidenza del CaP.
  • Isoflavonoidi e flavonoidi: nei legumi (fagioli, piselli, ceci, lenticchie) nella frutta e negli ortaggi (zucca, carote, cavoli, spinaci, lattuga, asparagi)
  • Lignani: nei cereali (frumento, mais, grano saraceno, riso, semi di lino e sesamo), nella frutta e negli ortaggi.
  • Pomodoro e licopene: è un carotenoide ad alto potere antiossidante e il pomodoro ne è particolarmente ricco. La cottura del pomodoro con olio di oliva lo rende estremamente assorbibile aumentandone l’efficacia.
  • Il tè: nel tè spiccano per importanza i polifenoli e le catechine. Il tè verde ne è particolarmente ricco. La più potente è la epigallocatechina-3-gallato EGCG efficace anche sul cancro della mammella. L’effetto protettivo dei polifenoli si attua con una forte attività antiossidante e con una diretta inibizione della proliferazione cellulare.
  • I micronutrienti: Vit. A,C,D,E, calcio, selenio e zinco attività antiossidante e controllo della crescita e differenziazione cellulare.

LA DIAGNOSI PRECOCE
Non essendo possibile una efficace prevenzione primaria la prevenzione secondaria e quindi la diagnosi precoce, rimane l’unico mezzo disponibile per influire sulla evoluzione della malattia. Oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi è circa dell’80% e questo è il frutto dell’anticipazione diagnostica.

COME FARE DIAGNOSI DI CaP

PSA
Il primo strumento da utilizzare è il tanto bistrattato PSA. E’ una proteina prodotta dalla ghiandola prostatica con il compito di rendere più fluido lo sperma. Quando si verifica una sofferenza della prostata (flogistica, infettiva o tumorale) viene prodotto e dosabile nel sangue in quantità maggiori. Va fatto ogni anno dopo i 50 anni di età e in caso di familiarità per CaP, insorgenza precoce in consanguinei di primo grado, prima e più spesso. E’ quindi uno straordinario strumento, pratico e a basso costo, che ci avvisa della necessità di porre sotto osservazione la prostata. A questo punto è consigliabile/necessario rivolgersi a uno specialista urologo che con la sua specifica esperienza stabilirà modalità e tempi dell’iter diagnostico.

Ecografia prostatica
Un aumento del PSA ci obbliga ad aumentare il livello di sorveglianza e ad eseguire una ecografia prostatica, preferibilmente con sonda transrettale. Se l’ecografia evidenzia un nodulo o delle aree di tessuto che si discostano dalle caratteristiche di normalità ecografica, oppure se, in assenza di reperti ecografici di sospetto, il PSA continua ad aumentare, va eseguita una risonanza magnetica multiparametrica (RM/MP)

La risonanza magnetica multiparametrica (RM/MP)
Rappresenta oggi l’accertamento più evoluto nella identificazione di aree a rischio cancro clinicamente significativo nella ghiandola prostatica. A differenza della tradizionale RM la RM/MP, oltre a definire con estrema precisione aree di tessuto con caratteristiche strutturali diverse dal tessuto circostante, riesce a evidenziarne anche le relative “attività metaboliche”, ovvero la “vivacità cellulare” al loro interno e a quantificarla con una scala detta PIRADS che va da 1 a 5 (1-2 flogosi, 3 intermedio, 4-5 cancro) Quindi la RM/MP, oltre a evidenziare le aree prostatiche a rischio, identifica anche anche quelle a più elevata malignità con un potere predittivo valutato intorno al 90%.

La biopsia prostatica “fusion”
Per sfruttare al massimo le informazioni fornite dalla RM Multiparametrica la bioingegneria ha messo a punto una nuova linea di ecografi detti “Fusion” che riescono ad acquisire le immagini della RM Multiparametrica, a fonderle in 3D con quelle ecografiche e a marcare le lesioni più significative, rendendo possibile una “biopsia a bersaglio”. I vantaggi rispetto alla biopsia standard sono evidenti e sostanziali: eseguibile ambulatoriamente con minima anestesia locale, riduzione dei prelievi (dai 12-50 a soli 2-3), minima invasività, minimo fastidio, minime complicanze, massima precisione diagnostica: un solo prelievo e solo sul nodulo a più alto indice di rischio. Eliminato il pericolo di sottostadiazione.

TPT TEST
test genetico in corso di validazione, si esegue sul semplice prelievo di sangue e ha una sensibilità positiva del 92% - valore predittivo negativo pari al 97-100%. Individua un cancro della prostata nelle sue primissime fasi di sviluppo.

PRIMA FAI LA DIAGNOSI PIU’ A LUNGO CAMPI


LA MIGLIOR TERPIA DA PROPORRE AL PAZIENTE CON CaP DIPENDE DALLA RISPOSTA A 5 DOMANDE ESSENZIALI:

  • Il CaP è localizzato (organo-confinato) o ha già superato i confini della prostata?
  • Il CaP ha caratteristiche di aggressività estrema o moderata
  • Esistenza/assenza di importanti comorbilità
  • Qual è la spettanza di vita del paziente?
  • Quali sono le aspettative di qualità di vita del paziente e quante di queste siamo 
in grado di garantirgli?

LA SORVEGLIANZA ATTIVA
Il concetto di sorveglianza attiva si è fatto strada negli ultimi 15 anni grazie a molti studi scientifici che hanno dimostrato in maniera sicura come molto spesso venga attuata una terapia radicale in presenza di tumori che non sarebbero mai andati incontro a uno sviluppo capace di mettere a rischio la sopravvivenza del paziente, con il risultato di provocare solo uno scadimento della qualità di vita in una elevatissima percentuale di casi. La differenza di sopravvivenza a 15 anni dalla diagnosi fra soggetti operati di prostatectomia radicale e soggetti non trattati, lasciati senza alcuna terapia, supera di poco il 5% a favore di quelli trattati con chirurgia radicale.
Sorveglianza attiva non vuol dire astensione da ogni terapia ma prevede, per i portatori di malattia poco estesa e a bassa aggressività, un controllo costante e continuo del PSA con biopsie di ristadiazione ripetute nel tempo e la possibilità di passare al trattamento chirurgico o radiante in caso di progressione della malattia.

LA TERAPIA ORMONALE
Si basa sull’evidenza che il cancro della prostata è ormono-dipendente. Lo scopo principale della terapia ormonale è pertanto quello di bloccare la produzione e l’azione di stimolo proliferativo delle cellule neoplastiche indotta dagli ormoni sessuali maschili prodotti dai testicoli e dai surreni. Il “blocco androgenico” (castrazione farmacologia) si ottiene con l’impiego di farmaci che inibiscono la produzione di testosterone da parte dei testicoli (LH RH Agonisti) eventualmente associati a farmaci che antagonizzano l’azione degli ormoni sessuali maschili surrenalici (blocco androgenico totale - BAT). La terapia ormonale è una terapia palliativa ha quindi come fine il contenimento della malattia inteso come riduzione della massa tumorale e della sua aggressività biologica. Può essere usata nei soggetti che hanno una spettanza di vita relativamente limitata ed in quelli che non possono essere sottoposti ad intervento. Viene comunemente usata nella preparazione dei pazienti da sottoporre ad intervento chirurgico ed in quelli da sottoporre a radioterapia ed in particolare in quei pazienti affetti da tumore localizzato ma a rischio di estensione extracapsulare.

LA TERAPIA CHIRURGICA
Ovvero la Prostatectomia Radicale messa a punto da Walsh alla fine degli anni ’80 oggi eseguita sia in laparoscopia che mediante utilizzo del robot, è ritenuta la terapia migliore del carcinoma prostatico in stadio clinico localizzato (organoconfinato), nei pazienti con buona aspettativa di vita. 
È un intervento impegnativo che consente di rimuovere in blocco prostata e vescicole seminali. 
Fino ad oggi è stato considerato lo strumento più efficace per la cura del CaP localizzato nei pazienti giovani. Le complicanze, sia intraoperatorie che postchirurgiche (impotenza ed incontinenza urinaria) si sono enormemente ridotte con la diffusione e continuo perfezionamento della tecnica ma impongono un’accurata selezione dei pazienti. La probabilità di sopravvivenza libera da progressione biochimica di malattia (risalita del PSA) dopo prostatectomia radicale per un CaP localizzato con Gleason >7 (basso grado di aggressività) è a 5 anni = 83-94%, a 10 anni = 53-91%, a 15 anni = 40-57%. 
Va quindi sempre specificato che la prostatectomia radicale va proposta esclusivamente a pazienti con malattia “organo-confinata” e con una buona spettanza di vita. In questi pazienti la prostatectomia radicale rappresenta il “gold standard” ovvero la terapia che offre la maggiori garanzie di sopravvivenza.
Un’accurata stadiazione, l’assoluto rispetto di tali indicazioni ed una perfetta esecuzione dell’intervento non escludono una ripresa di malattia ma ne riducono sensibilmente l’incidenza. 
In caso di ripresa della malattia è possibile utilizzare altre linee terapeutiche rappresentate 
dalla radio e ormono-terapia.

LA RADIOTERAPIA
È in grado di danneggiare in modo irreversibile le cellule tumorali maligne sino ad ottenerne la necrosi (morte cellulare). In caso di CaP organo confinato (tumore intracapsulare) e con un’aspettativa di vita sufficientemente lunga, la radioterapia rappresenta una valida alternativa alla prostatectomia radicale. Una volta effettuato un ciclo di radioterapia l’esecuzione dell’intervento chirurgico è molto più complessa e difficile con un’alta percentuale di complicanze dovute alle tenaci aderenze causate dalle radiazioni. La radioterapia a fasci esterni consente, mediante radiazioni emesse da una sorgente esterna, di danneggiare in modo irreversibile le cellule tumorali maligne sino a distruggerle. Il piano di trattamento stabilisce la dose totale di radiazioni da utilizzare e le modalità di somministrazione nel tempo. Normalmente vengono effettuate applicazioni giornaliere della durata di pochi minuti, per 5 giorni alla settimana, per complessive 4-6 settimane. L’irradiazione degli organi contigui alla prostata può determinare effetti collaterali, anche gravi, a carico dell’apparato genito-urinario ed intestinale. Impotenza (40-70%), cistiti (10-15%), proctiti (10%), rettorragia persistente e necrosi delle teste femorali (1%). La radioterapia esterna trova indicazione assoluta quando la malattia non è più organo confinata ovvero quando il tumore ha oltrepassato la capsula prostatica coinvolgendo i tessuti/organi circostanti. Recentemente alla Radioterapia Esterna Convenzionale si sono affiancate due nuove tecniche la Radioterapia Conformazionale Tridimensionale e la Intensity Modulated Radiation Therapy (IMRT) che hanno come obiettivo la somministrazione di dosi di radiazioni molto maggiori con minori effetti collaterali. Solo in pochi centri specializzati è disponibile il Cyber Knife ovvero un sistema di radiochirurgia stereotassica che consente di concentrare in sole 5-6 sedute la somministrazione della dose terapeutica totale.

Brachiterapia
È una variante della radioterapia ed utilizza come sorgenti di energia radioattiva (Palladio 103 o Iodio 125) delle piccole capsule dette “semi” delle dimensioni di un chicco di riso che vengono impiantate nella prostata sotto guida ecografica. Si tratta di una procedura mininvasiva che si completa in un’unica seduta della durata di circa 90 minuti e che consente di trattare il tumore con una dose di radiazioni estremamente elevata, senza danneggiare gli organi circostanti. La tecnica venne ideata ed utilizzata sin dagli anni ’20 ma solo dal 1992, grazie a strumenti avanzatissimi (software ed ecografi dedicati, tecniche di confezionamento e di impianto dei semi radioattivi) è diventata realtà la costruzione di una gabbia radioattiva costituita da 100 a 200 semi numerati, ognuno con una sua carica e collocazione specifica, così da sviluppare la più potente carica radioattiva disponibile con il minimo effetto negativo sulle strutture circostanti, con degli effetti collaterali negativi minimi rispetto alle altre tecniche (impotenza 5-10%, incontinenza 1%). Tutto questo è reso possibile dal fatto che le sorgenti lavorano dall’interno 
e per contatto contrariamente a quanto avviene con la radioterapia esterna. 
Nella malattia organo confinata (CaP intracapsulare) le curve di sopravvivenza a 12 anni, senza progressione biochimica di malattia, danno dei risultati superiori sia rispetto alla prostatectomia radicale che alla radioterapia esterna. I migliori risultati a distanza della brachiterapia sono comunque dovuti alla più accurata selezione dei pazienti, limitando l’arruolamento ai soli soggetti con lesione unica, di dietro massimo di 10 mm, malattia iniziale e di basso grado. La brachiterapia può quindi essere la terapia di elezione in tutti i pazienti affetti da CaP localizzato con le seguenti caratteristiche: età avanzata, giovani con malattia poco aggressiva, alto rischio anestesiologico/operatorio, rischio di patologie trombo-emboliche o deficit coagulativi ed in particolare nei pazienti che manifestano una forte motivazione al mantenimento della potenza sessuale e della continenza urinaria.

IL FUTURO – LA TERAPIA FOCALE

Grazie alla estrema precisione nel determinare l’area da trattare mediante la fusione di immagini fra RMN MULTIPARAMETRICA ed ecografo FUSION 3D che permette di seguire in tempo reale tutta la procedura rappresenta oggi “l’opzione intermedia” che si pone tra prostatectomia radicale e sorveglianza attiva. Obiettivo della metodica, eseguibile in regime di day hospital, è l’eliminazione del solo tumore senza dover asportare o irradiare tutta la prostata evitando così ogni tipo di complicanza legata alla prostatectomia radicale o alla radioterapia: danni alla potenza sessuale, alla continenza urinaria, necessità di emotrasfusioni, non completa radicalità oncologica. 

Presupposti per la buona riuscita della terapia focale sono rappresentati da:

  • trattamento limitato a tumori con un diametro massimo di 10-12 mm, massimo due lesioni, che non infiltrano la capsula e con grado istologico medio-basso
  • metodiche di localizzazione e tipizzazione della neoplasia assolutamente precise e sicure
  • avere a disposizione metodiche ablative precise e sicure.

La terapia focale oggi può utilizzare diverse forme di energia, alternative alle radiazioni come nella brachiterapia e decisamente più maneggevoli e sicure, per l’ablazione del tessuto prostatico: ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU), crioterapia, terapia fotodinamica (PDT), termoterapia interstiziale laser (LITT), brachiterapia, elettroporazione irreversibile (IRE) e ablazione con radiofrequenza (RFA).

  • la crioterapia (terapia con azoto liquido, con la quale si porta l’area di prostata sede del tumore a -170 gradi centigradi);
  • la terapia fotodinamica (FTV);
  • la termoablazione a radiofrequenza;
  • l’elettroporazione irreversibile (IRE);
  • l’ablazione focale con laser (FLA).
  • la termoablazione focale con HIFU “FOCAL ONE”.

COSA OFFRE LA CASA DI CURA MADONNA DELLA FIDUCIA
AL PAZIENTE CON CaP

  • Una equipe di urologi di estrazione ospedaliera con comprovata esperienza clinica che opera sempre in totale, continua collaborazione in tutte le fasi diagnostico terapeutiche dalla visita all’intervento e ai controlli post-operatori (dott.ri Giuseppe Montagna, Stefano Signore, Giampaolo Delicato, Giacomo Suma, Aldo Di Blasi – vedi CV sul sito della Casa di Cura)
  • Ecografia, Risonanza Magnetica Multiparametrica, Biopsia Fusion, Terapia Focale mediante Laser Ablazione
  • MPT test genetico per l’identificazione precoce del cancro della prostata nelle primissime fasi di sviluppo

RICERCA ARGOMENTO PER IMMAGINE

Clicca per prenotare una visita

top doctors

Sezione UROLOGIA

Che cosa sono i reni
Che cosa è l'uretere
Come funziona la vescica
A cosa serve la prostata
Uretra nell'uomo e nella donna
Come sono fatti i testicoli

Sezione ANDROLOGIA

Infertilità di coppia:
Fattore maschile;
Fattore femminile;
Varicocele.

Galleria fotografica dello studio

Ingresso dello Studio medico
Sala d'aspetto, vista n. 1
Sala d'aspetto, vista n. 2
Sala d'aspetto, vista n. 3
Sala d'aspetto, vista n. 4
Reception dello Studio Medico
Sala visite n. 1
Sala visite n. 2
Sala visite n. 3
Strumentazioni
Strumentazioni
Fase di una operazione
ATTENZIONE: UTILIZZIAMO COOKIE

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.